L’aerofotogrammetria è una tecnica utile al rilevamento delle caratteristiche del terreno non percepibili al livello del suolo.
L’aerofotogrammetria viene realizzata montando delle apparecchiature fotografiche su aerei che volano al di sopra del territorio da osservare.
Il procedimento avviene attraverso fotogrammi scattati a distanza.
A seconda dell’estensione dell’area da rilevare e della scala di rappresentazione richiesta si passa da altezze di 300 metri ad un massimo di 20.000 metri.
L’aerofotogrammetria viene utilizzata in numerosi campi, dalla cartografia, alla geologia, all’archeologia.
Le prime foto aeree furono realizzate in Francia nel 1858, a bordo di un aerostato.
Per la realizzazione di aerofotografie esistono aerei appositamente attrezzati, ma si possono utilizzare anche aerei a pilotaggio remoto.
I sistemi di rilevamento da aereo si basano essenzialmente su quattro elementi principali:
- la sorgente di energia e la sua trasmissione;
- i sensori;
- le apparecchiature e le tecniche di ripresa;
- la lettura, l’interpretazione e le elaborazioni delle informazioni.
Nell’aerofotogrammetria si distinguono più tipi di presa tra cui:
- Verticale. L’asse del gruppo ottico è perpendicolare alla superficie terrestre, con tolleranza non superiori a 4 gradi. Le riprese sono eseguite a quote alte, con la possibilità di scegliere tempi di scatto più lunghi.
- Panoramica. Eseguita a quote più basse, consente la visione del paesaggio a “volo d’uccello”. A differenza della ripresa nadirale, gli oggetti sono a distanze significativamente diverse: la visione è prospettica e non è possibile valutare le proporzioni tra oggetti posti a distanza diversa.
- Trimetrogon. Si scattano tre foto in contemporanea, con tre camere ottiche: una centrale, in posizione verticale, e due laterali, inclinate di 60 gradi verso l’esterno. Le tre camere devono essere in configurazione tale da assicurare sovrapposizione tra le tre foto.
La ripresa in bianco e nero all’infrarosso, con l’aggiunta di filtri rossi o rosso scuri, è di particolare utilità per studi sullo stato della vegetazione e per il rilevamento dell’idrografia.
Nel campo dell’archeologia la fotografia aerea è uno strumento di indagine che consente di evidenziare tracce di resti interrati, non percepibili da terra.
I resti sepolti possono essere individuati per la presenza di minimi rilievi nel terreno in corrispondenza del sottostante materiale più compatto.